È uno dei consulenti di blockchain più pagati al mondo, growth hacker di successo, Giacomo Arcaro si racconta ad Hub Affiliations e ci parla del settore in cui lavora, fortemente in crescita e sempre più legato al mondo del betting. «Servirebbe una moneta unificata – spiega Arcaro – che possa unire tutte le società di betting, così da poter trasferire i fondi nell’immediato, da una piattaforma all’altra. In questo modo i giocatori avrebbero sempre questi soldi a disposizione per essere cambiati in qualsiasi momento. Ci sarebbero tanti benefici come il trasferimento di queste monete dal proprio wallet a quello della compagnia».
Parliamo di blockchain: ci racconti perché sta crescendo insieme a tutto ciò che è legato al mondo delle crypto?
Ultimamente stiamo assistendo a una sfiducia verso il governo, le banche la politica. Una sfiducia verso tutto ciò che viene centralizzato. La blockchain, invece, si propone di decentralizzare, quindi di diffondere il potere su più piattaforme, su più elementi, su più nodi. In questo modo, non c’è più un capo che gestisce una serie di informazioni e una serie di documenti, ma è un insieme di nodi che si organizzano in modo autonomo per la gestione di queste informazioni, di questi dati. È dunque in un contesto del genere che sta esplodendo la blockchain. Un’esplosione che c’è stata a partire dal 2017 con tutte le ICO e ora sto avendo una crescita lineare.
Perché l’isola di Malta è diventata il centro della blockchain?
Malta è definita la Blockchain Island. Il successo risiede nel fatto che ha un governo molto veloce, molto snello e prende decisioni in maniera molto rapida. Qualcuno lo ha contestato per aver preso decisioni molto rapide ma ha avuto successo perché tutti i miei clienti nel 2017 si sono spostati a Malta. È stata proprio una decisione importante quella del governo maltese di rendere l’isola blockchain friendly. Grazie a questa decisione sono stati spostati tutti gli eventi sull’isola, come l’AIBC Summit, che è stato poi quello più importante del mondo crypto blockchain.
Parlaci di questi eventi importanti ospitati a Malta
Il primo evento al quale abbiamo partecipato io e Giovanni Casagrande, che è uno dei miei soci insieme a Eloisa Marchesoni, è stato appunto il Delta Summit nel 2018 dove non eravamo chiamati come speaker ma ci siamo infilati di notte sul palcoscenico: abbiamo acceso le luci, abbiamo fatto finta di fare uno speech. È stato un evento importante, pieno di interventi utili alla crescita professionale e personale, perché abbiamo capito che oltre alla bolla della ICO, c’era un struttura che aiuta le industrie, le imprese a implementare progetti dirompenti. Abbiamo seguito tantissime aziende in tutto il mondo che sviluppano su tecnologia blockchain. Tra queste c’è Hemelty un’azienda cambogiana che sta esplodendo in tutta l’Asia con il betting su base blockchain.
Parliamo di Growth Hacking: che cos’è e perché sta crescendo così tanto?
Anche in Silicon Valley, le aziende stanno sempre più cercando il chief growth’s fischer, ossia il responsabile della crescita aziendale, rispetto al chief marketing officer. Il ruolo del growther è fondamentale perché è quello di far crescere l’azienda. Le aziende hanno bisogno di fare una crescita rapidissima, regolata, buona, sana per poi uscire e vendere. Il growther è la persona responsabile della crescita esplosiva di una start up e il growth hacking consiste in una tecnica, direi scientifica, di analisi di dati, studio, in cui si isolano i tentativi fallimentari e si esaltano e scalano i tentativi che poi hanno successo. Ci sono diverse teorie sul growth hacking. Ci sono le tecniche propugnate da sedicenti esperti, i quali sostengono di far crescere l’azienda, ma che però vivono in un monolocale di 15 metri quadri a Milano. E poi ci sono quelli che hanno clienti molto influenti, molto benestanti che hanno giri di affari superiori ai 100 milioni e che girano in first class. Ed è questa la differenza. Se uno ha un monolocale di 15 metri quadri e gira con la Panda del 1992 non può proporre soluzioni milionarie ai clienti, non può vendere corsi. Soprattutto non ha bisogno di vendere corsi a 9,99 euro. Quindi growth hacking è una tecnica non convenzionale per la crescita del business. Ci sono corsi che si possono fare, ma la cosa migliore è leggere libri. Fra i libri interessanti, che mi hanno aiutato tantissimo c’è “Credimi! Sono un bugiardo” che racconta di come sono state generate fake news e come creare campagne a zero euro per imprese importanti e diffonderle sul web. In questo settore, così come in quello del betting e in tantissimi altri, ci sono persone che si autoprofessano growth hacker, ma in realtà non possono esserlo perché tu in primis devi crescere sviluppare, avere un business profittevole.
Anche tu stai per lanciare un libro. Ce ne parli?
Si intitola “Hack it till you Make it” nel senso: Hackera quel meccanismo in modo che tu ce la faccia. È un po’ come ho fatto quella notte al Delta Summit, come quella volta in cui sono entrato in un aeroporto per chiedere un preventivo di un jet privato, ho fatto un’intervista a bordo e ho fatto credere di viaggiare su un jet privato. A distanza di un anno e mezzo, ce l’ho fatta veramente a raggiungere quello status, ma quello mi è servito ad avere il booking di eventi fighi dove volevano gente figa. Poi l’ho spiegato in una conferenza che era tutto quanto finto e la gente è impazzita.
A proposito di conferenze, ci vuoi raccontare quante ne hai fatte in quest’ultimo anno e quale di questa ricordi con più piacere?
Prima del Covid, nel 2019 abbiamo preso un aereo ogni tre giorni. Di conferenze ne abbiamo fatte una quarantina. Il posto che mi è rimasto più in mente è Singapore, la nuova Dubai, dove tutto funziona,un luogo fantastico. Ma gli eventi migliori sono tutti quelli organizzati a Malta, sia per la tipologia delle persone che per la qualità degli interventi.
Blockchain e betting. Che cosa immagini come scenario futuro: quali sono le applicazioni e, secondo te, quali saranno le coesioni tra questi due mondi in futuro?
C’è un problema enorme tra le migliaia di piattaforme per il betting al mondo. Ognuno di questi ha propri bonus, propri deposit. Ad esempio, se tu ti ritrovi con 5 euro su una piattaforma e 1000 euro da un’altra parte e volessi trasferire tutto su un conto unico, impiegheresti una settimana o due. Quello che servirebbe a tutti è avere una moneta unificata che possa unire tutte le società di betting, così si possono trasferire nell’immediato i fondi, da una piattaforma all’altra. Così, i giocatori avrebbero sempre questi soldi a disposizione per essere cambiati in qualsiasi momento. Ci sarebbero tanti benefici come il trasferimento di queste monete dal proprio wallet a quello della compagnia. Oppure voi potreste dare e le compagnie potrebbero dare dei reward anche di un centesimo di euro. Questi due mondi poi si uniscono per il fatto delle vincite e per l’onestà delle piattaforme. La blockchain è un registro pubblico, inalterabile che contiene dei dati. Se noi andassimo a segnare su tale registro le vincite, le perdite, sia in termini percentuali sia in termini economici, vedremmo quali sono i siti sui quali si vincono più soldi, sui quali di meno, le percentuali e le quotazioni.
Fra i tuoi progetti ce n’è uno molto interessante nel mondo dell’arte: Art Square. Ci vuoi raccontare di che cosa si tratta?
Siamo attivi, abbiamo 20mila utenti al momento ed è un progetto basato su blockchain più grande al mondo. Fabrizio D’Aloia e Francesco Boni Guinicelli hanno avuto un’idea pazzesca. Loro hanno detto: noi vogliamo dare la possibilità a chiunque di prendere un euro e di comprare un’opera di Andy Warhol. Utilizzando appunto la blockchain, si può prendere un’opera d’arte di Andy Warhol da 30mila euro, come quella che abbiamo sul sito artsquare.io, e frazionarla in diecimila parti. Ogni frazione vale un euro e tu con la blockchain puoi comprarla. Esiste un registro pubblico inalterabile che ha tutto insieme integrato, quindi andando sul sito, usando la tua carta di credito, con un euro, ti compri lo 0,03% di un quadro di Andy Wahrol che poi potrai rivendere un domani quando la quotazione salirà.
Hai mai pensato di applicare tutte le tue tecniche a iniziative di beneficenza e solidarietà? Ci sono associazioni che segui e che ti ispirano?
La nostra idea è di occuparci dei ragazzi cambogiani che finiscono la scuola. In quelle zone, dove noi lavoriamo, non ci sono alternative, c’è la strada. Questi ragazzi sono molto intelligenti perché si arrangiano e sanno fare tutto. Vorremmo insegnargli l’inglese per creare un gruppo di persone che lavorano su Fiverr.com. A loro basterebbero 10 euro al giorno per vivere dignitosamente, poter mangiare e mettere soldi da parte per una casa. Oltre all’inglese, potrebbero fare lezione di computer, partendo dalle cose più semplici. E poi potrebbero essere introdotti nel mondo del lavoro tramite la piattaforma Fiverr. Sarebbe una buona occasione per loro che lavorerebbero sei ore al giorno.